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12/06/2025

Recupero dati da un server Red Hat 2.0 del 2003


Una piccola impresa informatica tra ruggine digitale e hardware d’altri tempi. Obiettivo: salvare file da un glorioso Red Hat 2.0 con due dischi in RAID 1, uno dei quali completamente andato.

Preparazione del sistema di recupero
- Masterizzo Ubuntu 7.04 (32 bit) su CD. Sì, proprio lui, quello che oggi gira più volentieri su un tostapane che su un PC.
- Tiro fuori un vecchio masterizzatore IDE, lo collego via flat, e inizia il balletto: inclinato in un senso per far entrare il disco, inclinato nell’altro per leggerlo. La tecnologia, quella vera.
- Collegati anche monitor VGA e tastiera PS/2, perché USB era ancora un lusso.

Problema iniziale
Il boot di Red Hat? Neanche a parlarne. Il sistema va in kernel panic a causa del RAID mezzo defunto. Ma arrendersi non è un’opzione.

Avvio in Live Mode
- Dopo un paio di tentativi, Ubuntu 7 si avvia in modalità live (anche lui inizialmente perplesso dall'hardware preistorico).
- Un rapido fdisk -l per capire che fine hanno fatto le partizioni.

Montaggio dischi e copia
- Collego un disco USB esterno formattato in ext3.
- Montaggio a mano:
Dei dischi (sda2/3/5): mount /dev/sda2 /mnt/recupero
Dell'HDD USB esterno: mount /dev/sdb1 /mnt/usb
- Recupero con rsync, il coltellino svizzero della copia dati:
rsync -avh /mnt/recupero/ /mnt/usb/backup
(Ripetuto per tutte le partizioni, perché i dati si nascondono sempre dove meno te li aspetti.)

Accesso ai file da Windows
Una volta collegato il disco USB al PC moderno, uso DiskInternals Linux Reader per leggere le partizioni ext3. E contro ogni previsione, funziona.

Risultato
Dati salvati, RAID smontato mentalmente, dignità tecnica intatta. Morale: mai sottovalutare una distro del 2007 e un cavo flat ben collegato.